Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

29 agosto 2018

Verso Creta, verso l'alto... "E se non lo capisci, non te lo spiego"




Ad Anogia non ci si va per visitare vicoli pittoreschi, architetture tradizionali e paesaggi da cartolina.
Si va ad Anogia per la sua gente, per la sua storia e per la sua potente tradizione musicale.
Il paese sorge tra le alture cretesi del massiccio dello Psiloritis, a 35 km a sud di Iraklio. 
Nel corso degli ultimi due secoli il villaggio è stato dato alle fiamme per ben tre volte, dagli Ottomani prima e dai Nazisti poi, ma ogni volta i suoi abitanti lo hanno con pervicacia ricostruito e ripopolato.

Ogni anno, ad Anogia si celebra il ricordo di quel giorno nefasto, quel 13 agosto del 1944 quando i Nazisti entrarono nel paese e iniziarono a dare alle fiamme tutte le abitazioni.

L’ordine fu impartito dal Gen. H. Miller per la presunta presenza di partigiani e di loro favoreggiatori. C’è chi, messo in allarme, fece in tempo a fuggire, ma una parte della popolazione rimase intrappolata dalle fiamme e dalle macerie provocate dalla dinamite nemica. Furono catturati molti uomini e fucilati. La rappresaglia durò ben ventitré giorni, finché non fu raso al suolo l’intero paese, con le sue 940 case e la sua scuola. Nonostante ciò Anogia è risorta.

Ad Anogia, dove si vive per lo più di pastorizia, ruolo vitale è giocato dalla musica, che come testimonia un abitante è: “la nostra quotidianità, la nostra acqua, il nostro caffè, il nostro cibo. Senza musica non potremmo vivere”. 
“Siamo nati musicisti, danzatori, siamo nati μερακλήδες (meraklides)*”, dice un’anziana donna, mentre arrivano da una finestra aperta le note di un laùto. 



Ad Anogia si suona molto e si danza spesso. Che i suoi abitanti siano stati influenzati anche dalle musiche e dalle danze dei Cureti, che millenni prima vegliarono sul piccolo Zeus nell’Antro Ideo, poco distante dal villaggio?



Accòmodati in uno dei tanti kafenion del paese e, sentendo la gente chiacchierare e scherzare con vigore e gaiezza, ti colpirà il ritmo delle battute pronunciate anche in rima. E sì, perché gli abitanti di Anogia esprimono i loro pensieri ed emozioni in musica e con i versi di mantinades, che scorgano spontanee dalle loro bocche.



A questo punto preferirei non parlare di buon cibo, col quale è facile raccogliere consensi, ma ciò che ho gustato ad Anogia è un θαύμα (thavma), un miracolo, e va raccontato. Alla pasticceria Skandalis (Platìa Meindàni) ho mangiato il miglior galaktoboureko della mia vita. Questo miracolo è generato dal latte di capra e da un'antica e sapiente arte pasticcera di  cui la signora Valia si prende cura. 




Anogia è anche montagne vaste e brulle, visioni di stelle che cadono da un cielo basso, voli liberi di aquile e di falchi, è silenzio. Anogia è questo e tanto altro ancora che vale la pena di essere vissuto. 
E come dice un caro amico: “...E se non lo capisci, non te lo spiego”.



* meraklìs, un bel termine per indicare colui o colei che fa le cose con passione, amore, gusto, piacere, e che, naturalmente, apprezza le cose belle della vita.


Ps. Anogia mi ha regalato un’esperienza straordinaria! Il 13 agosto si è tenuto un grande concerto in onore di Antonis Xylouris, in arte Psarantonis – che vi ho presentato nel documentario A Family Affair



Ospiti della serata tanti musicisti amici del noto lirista cretese. Tra questi c’era Vinicio Capossela. Orbene, quella sera sul palco c'ero anch’io, accanto al nostro Vinicio, per tradurre un suo brano al pubblico greco. 
Cosa ho provato? Incanto, sorpresa ed emozione alle stelle.






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