Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

19 dicembre 2016

Un curioso tragitto verso Petros Markaris

Nelle prime righe della sua autobiografia, Petros Markaris cita Karl Marx: «Il percorso più diretto tra due punti può essere, a volte, la curva», ebbene, adotterò anch’io questa massima per spiegare perché, alcuni anni addietro, scelsi il giallista greco come argomento della mia tesi di laurea. 
Alcuni anni fa, la scrittrice cretese Ioanna Karistiani, in occasione di un seminario sulla traduzione, mi volle donare un suo libro. Con sé aveva un unico volume che, sulla prima di copertina, riportava una dedica che l’autrice aveva vergata per un altro destinatario. Lei, scusandosi, tirò una linea su quelle parole e ne scrisse altre per me, affabili e incoraggianti. 

Più volte pensai di “restituire” il libro al suo destinatario originario, o quanto meno, di mostrargli la particolare rotta che quel dono aveva seguito. 
La dedica annullata era rivolta a Petros Markaris — traduttore e sceneggiatore erudito e prolifico, prima ancora che autore di polizieschi — o, almeno, questo è il nome che mi ostinavo a leggere. 
Nella lettura di quel nome, inciso sulla pagina del prezioso dono che avevo tra le mani, vidi un segnale: era la risposta alla domanda che da tempo mi interrogava su quale argomento avrei potuto affrontare nella mia tesi in traduzione letteraria. Il segnale lanciatomi involontariamente dalla scrittrice cretese, mi incoraggiò ad approfondire i miei studi sull’autore nato a Costantinopoli.
Solo in seguito, riprendendo tra le mani quel libro, scoprii, con sorpresa, che la dedica di Ioanna Karistiani non era per Petros Markaris, ma per qualcun altro, con un nome simile forse, ma un altro.