L’itinerario mitico della poesia di Michalis Pierìs
di Paola Maria Minucci
La fine del mondo
E all'improvviso i luoghi divennero uno.
Vennero i luoghi in cui camminai, città
e quartieri e strade. Migliaia di luoghi
meridiani, a Settentrione, a Sud. Con caldo,
nuvole e neve. Monsoni tropicali
e temporali. Sole bel tempo e pioggia,
luoghi di piacere, d’improvviso pericolo.
Luoghi selvaggi, oscuri e altri calmi.
Allora il luogo sparì come luogo
della patria. Un paesaggio mitico si agitava ora
dentro di me. Si regolavano le sue strade
le porte si aprivano al tempo, donne
nude sudavano in sporche lenzuola.
C’è posto per tutto questo nella scrittura. Fiumi,
ponti, montagne. Pianure e quartieri.
Luogo ampio il modo di parlare.
Tempo senza legami barriere e mura.
Come nei sogni. Tutto insieme e separatamente.
Sono nello stesso luogo non sono. Sono
ovunque e in qualche luogo. Prendo la matita
mi perdo si apre un buco sulla carta
e i modi si agitano si mescolano
scritture, voci, descrizioni di fiumi,
laghi e lagune, i luoghi
girano a vuoto, si toccano le città,
decine di città mi trattengono addormentano
il mio corpo, mi sveglio non so dove mi sveglio,
dormo non dormo, mi aggiro
insonne nel cielo nella terra nell'acqua,
calpesto e non calpesto la terra, volo danzo
resto sveglio. Come nei sogni.
Tutto insieme e separatamente.