Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

20 gennaio 2013

Noi e loro


Brevi notizie dalla Grecia dove continuano gli scioperi contro le misure di austerità adottate dal Governo: proseguono i tagli sugli stipendi e sui servizi e di pari passo protestano i greci con scioperi che coinvolgono il settore del trasporto e della sanità.


Oggi due attentati, uno ad Atene e uno a Salonicco, hanno scosso il Paese. 
I probabili obiettivi erano una banca e un palazzo governativo. 
Le conseguenze non sono state gravissime, se non il ferimento lieve di due persone e dei danni ad automobili ed edifici.





Nella settimana appena conclusa, il Parlamento ha approvato l'istituzione di una commissione d'inchiesta che indagherà sull'ex ministro delle finanze Giorgos Papaconstantinou, accusato di aver cancellato i nomi dei suoi familiari dalla famosa lista Lagarde, contenente i nomi di 2.059 politici e imprenditori greci, presunti evasori intestatari di un conto corrente in Svizzera.

E sempre in quest'ultima settimana, mentre il paese stenta ad andare avanti, il viceministro delle Finanze Christos Staikouras ammette di aver approvato l'esborso astronomico di quasi 12 milioni di euro per parcelle finalizzate a consulenze finanziarie e si indaga sulla presunta appropriazione indebita di alcuni funzionari pubblici che avrebbero usati soldi pubblici per scopi privati, altri 12 milioni di euro.


Evasione, debito pubblico, improntitudine e corruzione (quanto in comune con l'Italia!), ma dov'è la Democrazia? 

Con l'approssimarsi delle nostre elezioni politiche, vi invito a leggere un articolo scritto dallo storico e filologo Luciano Canfora, pubblicato dal Corriere della Sera qualche mese fa eppure molto adatto a agli eventi di questi giorni.



Noi e loro GRECIA


Un bell' insegnamento del pensiero politico ateniese è che non si deve rischiare di cadere in schiavitù per debiti. Fu Solone (arconte nel 594/3 a. C.) a far sì che si affermasse questo principio. Egli cancellò i debiti per i quali il pegno era il terreno del debitore o addirittura la sua libertà personale. Il debito non può essere un' ipoteca su esseri umani e perciò, in nome della libertà, va cancellato. Questo principio coraggioso imbarazzerebbe molti «finanzieri» del tempo nostro nonché i responsabili delle strutture bancarie, che sull'altrui indebitarsi prosperano. 
Del resto una forte corrente di pensiero politico moderno, nella seconda metà del secolo XX, su impulso di una figura notevole come François Mitterrand, pose il problema della cancellazione del debito di alcuni Paesi del Terzo e Quarto Mondo. Fu una scelta schiettamente «soloniana» che, nel tempo, ha dato frutti positivi. Solone seppe anche andare ad imparare dagli altri, da popoli di antichissima civiltà come gli Egizi. Una scelta - questa - che si pone agli antipodi rispetto all'autosufficienza miope. Solone fu anche allarmato preconizzatore dei rischi del potere personale, della «tirannide». «Tirannide» - termine che vive in tutte le civiltà politiche - è parola greca dal significato, in origine, non negativo. Indicò dapprima un ruolo di mediatore piuttosto che di despota. Caratteristica del «tiranno» era, in ogni caso, l' assunzione di un ampio potere, fondato su di un iniziale consenso ma ben presto protratto senza limiti di tempo e sorretto con strumenti quali la guardia del corpo armata e la violenza contro gli oppositori non remissivi. Solone previde questo sviluppo della «tirannide» che un abile demagogo, Pisistrato, era riuscito ad assumere in Atene (561-527 a. C. con un intervallo ed un plateale «rientro»).[...]

Nel lessico ateniese «popolo» (demo) e «democrazia» sono sinonimi: anzi «popolo» è parola che indica al tempo stesso sia il soggetto sociale della democrazia (il popolo) che il regime politico fondato sul potere popolare (democrazia). Spesso si dimentica questa peculiarità lessicale, che è anche sostanza. La legittimità della democrazia ad Atene è fuori discussione nel momento in cui essa è la forma politica che si identifica con la comunità stessa. Che la tirannide nascesse da un significativo consenso popolare era però fenomeno imbarazzante. I critici della democrazia ponevano perciò l' accento proprio sull'elemento tirannico insito, a loro giudizio, nella democrazia. Elemento tirannico che si presenta sotto due aspetti: la incontrollata imposizione di una volontà popolare (la «dittatura di maggioranza» che si pone al di sopra della legge) e la nascita dall'interno stesso del meccanismo assembleare-democratico di figure demagogiche particolarmente influenti e carismatiche, che realizzano di fatto una forma di «tirannide», o meglio di potere che gli avversari ritengono di poter definire tirannide. Naturalmente tutto ciò appare a noi oggi come esperienza tutt'altro che remota, anzi senz'altro vivente e attuale. Oltre tutto le parole con cui tutto questo genere di fenomeni si esprime sono le medesime che adoperiamo noi oggi, e nelle più diverse lingue (democrazia in particolare è diventata sic et simpliciter anche parola turca).[...]

Il pensiero politico greco si è anche posto il problema del valore di una nozione a prima vista solo numerica quale «maggioranza». I critici (ed erano numerosi) della procedura decisionale a maggioranza (cioè democratica) ponevano, in toni talora accesi talora pacati, la questione della competenza come pietra miliare da opporre alla mera legge del numero. Né si può dire che siano stati escogitati argomenti particolarmente convincenti in antitesi a tale obiezione. (Semmai si può osservare che Aristotele, nella Politica, approda alla svalutazione della «legge del numero» per altra via, quando osserva che democrazia non è il governo della maggioranza ma il governo dei poveri, i quali peraltro - soggiunge - spesso sono anche maggioranza). L' istanza ricorrente del necessario predominio della competenza era tipica della critica oligarchica alla democrazia (Platone, Crizia etc.). Di fatto però competenza era un modo eufemistico per dire ricchezza. In tempi a noi più vicini quella istanza divenne l' architrave della critica di parte liberale alla democrazia (per tutto il secolo XIX questa fu la contrapposizione dominante, specie in Europa). In tempi a noi ancor più vicini la prevalenza del principio democratico su quello liberale, affermatasi ad es. nelle codificazioni «costituzionali» del secondo dopoguerra, è venuta declinando, e ha ceduto il passo al ritorno in grande stile del predominio dei «competenti»: o di coloro che, intrinseci al mondo arduo della finanza, si pretendono tali. 

Luciano Canfora
da: http://archiviostorico.corriere.it/2012/giugno/17/Noi_loro_GRECIA_co_9_120617018.shtml



2 commenti:

  1. Bel post, molto interessante! Grazie! (Sto leggendo "Entra di buon mattino nei porti" di Giuseppe Zanetto; mi sembra un gran bel libro.)

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  2. Grazie Andrea per l'apprezzamento e mille grazie per aver suggerito questo libro che leggerò sicuramente. Le tue osservazioni sono sempre preziose.

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