Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

19 dicembre 2012

Dodekaìmero, le festività natalizie in Grecia

di Maurizio De Rosa



Il periodo delle feste natalizie in Grecia è chiamato “dodekaìmero”, in quanto si prolunga dodici giorni, dal 25 dicembre al 6 gennaio, festa della “Teofània” o “giorno delle Luci”. Il periodo è caratterizzato dal tentativo delle forze delle tenebre, rappresentate dagli spiriti ctoni detti “kalikàntzaroi”, di impedire al sole di tornare al suo fulgore e di gettare l’universo nel buio. I kalikàntzaroi assolvono appunto a questo compito: tutto l’anno si dedicano all’abbattimento dell’“albero del mondo”, che regge l’armonioso alternarsi di luce e di buio. Nei giorni intorno al solstizio d’inverno tale obiettivo sembra raggiunto: l’albero del mondo è sempre più inclinato, le giornate sono sempre più corte e le tenebre stanno per prendere il sopravvento. Ma il 25 dicembre la nascita di Gesù (il “Sole invitto di giustizia”) sconvolge i piani dei kalikàntzaroi, che per vendicarsi, escono dal loro regno sotterraneo
e si insinuano nelle case dei mortali provocando veri e propri fenomeni di poltergeist.
Tutto questo però è destinato a finire il 6 gennaio, il giorno delle luci: la benedizione delle acque e la purificazione del mondo costringe i kalikàntzaroi a tornare nell’Ade, la luce ha definitivamente trionfato e l’albero del mondo è salvo. Ma i kalikàntzaroi, naturalmente, non si danno per vinti. Infatti si rimettono subito all’opera con la speranza, questa volta, di farcela e di imporre il dominio delle tenebre sul mondo. 
I dolci tipici delle feste natalizie sono i “kourabiedes” (dolcetti alle mandorle aromatizzati con acqua di rosa o di fiori, e cosparsi di zucchero a velo); i “melomakàrona” (dolcetti aromatizzati con cannella, scorza d’arancia e chiodi di garofano, e intinti nel miele); e lo “tsoureki”, preparato con farina, uova, masticha di Chios e la spezia detta mahaleb. I doni ai bambini li porta san Basilio il giorno di Capodanno. San Basilio è in tutto e per tutto simile a Babbo Natale, ma viene identificato con Basilio di Cesarea, uno dei Padri della Chiesa orientale, la cui memoria si celebra appunto il primo gennaio. 

Il primo gennaio, inoltre, è il giorno della “vasilòpita”, ossia della torta di san Basilio. All’interno vi è una moneta d’oro e chi la trova è il fortunato dell’anno che è appena cominciato. Alcune fette della vasilòpita sono destinate anche alla casa o agli amici lontani: se la moneta tocca a loro, saranno loro i fortunati. Gli addobbi tipici di Natale sono l’albero (giunto in Grecia dopo il 1830 con la corte bavarese del re Ottone), il presepe (che i greci hanno conosciuto attraverso i cattolici delle Cicladi) e, soprattutto nelle città di mare, la nave luminosa del Natale, che simboleggia la vocazione marinara dei greci ma anche il traghettamento degli uomini dalle tenebre alla luce, dal vecchio al nuovo, dalla tribolazione alla speranza. Inoltre i giorni delle feste sono cadenzati dalle kàlanda (dalla parola latina “calendae”), tipiche canzoni natalizie greche tramandate nei secoli. 





Gruppi di bambini circolano per le strade muniti di triangolo e fermano i passanti o bussano alla porta delle case chiedendo: “Na ta poume?” – “Possiamo cantare”? La risposta in genere è “sì”. L’esibizione viene ricompensata con una lauta mancia o riempiendo di dolci la sacca dei bambini. Le celebrazioni del dodekaìmero si concludono la mattina del 6 gennaio con una competizione di tipo “olimpico”. 

Presso laghi, fiumi, porti e bacini artificiali, il prete benedice le acque con basilico intinto nell’acqua santa e brandendo il crocifisso, poi getta quest’ultimo nell’acqua e gruppi di ragazzi sfidano il freddo dell’inverno tuffandosi per ricuperarlo.                                       
Il vincitore è l’eroe della giornata e tutti festeggiano con un lauto banchetto. La benedizione delle acque segna la fine del periodo natalizio, il trionfo definitivo della luce sulle tenebre e il ritorno dei kalikàntzaroi nel sottosuolo.
                                                       




Καλά Χριστούγεννα! 
(Kalá Christoúgenna!)







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