Uno zainetto a macchie arancioni appare in primo piano, insieme al mio volto, in una foto di qualche tempo fa. Camminando per Monti, forse il più bel quartiere di Roma, rivedo lo stesso zainetto, è sulle spalle di un uomo. Nessun uomo porta con sé uno zaino simile, e quindi non può essere che lui. Mi fa molto piacere rivederlo, sia lui che il suo zainetto arancione, entrambi mi riportano a due anni fa, in quell’ambiente caldo umido della piscina più profonda al mondo, l’Y-40. Avvolta nella sua luce bluastra e densa, rischiarata dai chiari riflessi azzurrognoli dell’acqua ondeggiante, collaboro alle riprese per il documentario Dolphin Man, dell’Anemon Prod.
C’è un ininterrotto spostamento di luci, lenti, telecamere, cavalletti, eppure non si sente rumore, i suoni sono attutiti dall’elemento che in questo luogo regna, dall’acqua. In una sala gli allievi di un nuovo corso di Umberto Pelizzari si preparano, impareranno, con maestria ed efficacia, quali sono le leggi da rispettare nelle profondità marine e le regole da seguire se si vuole tornare a galla, integri.