Il
Rebetiko è un genere musicale, ma anche il modo di essere di
una certa classe sociale presente in Grecia fino agli anni
'50.
Le
origini del Rebetiko sono complesse e derivano da secoli di influssi e scambi culturali tra Oriente e Occidente.
Questo fenomeno nasce intorno ai primi del '900 essenzialmente come conseguenza del passaggio dalla cultura
rurale, nella quale domina la canzone demotica, alla cultura urbana. Il nuovo secolo è accompagnato dalla nascita
di molti luoghi in cui si ascolta musica per diletto, come il καφενείο (kafenìo) e
la ταβέρνα (taverna). Tutto ha inizio in Asia Minore e in particolare a
Costantinopoli, dove la convivenza tra le varie etnie - greca, armena,
araba, ebrea, persiana e così via - produce una prolifica mescolanza nei vari campi
dell'arte e della cultura e quindi anche nella musica.
Le
origini della parola rebetiko
sono incerte e dibattute, secondo le ipotesi più accreditate la
parola deriva dal verbo ρέμβομαι (rèmvome),
cioè “girovagare, andare in giro
pavoneggiandosi” - modo di fare che appartiene al rebetis, ovvero al cantante e al musicista di rebetiko – nel medioevo il verbo si trasforma in ρέμπομαι (rèbome).
Rebetiko potrebbe derivare anche dal turco rebet,
ossia “ribelle, fuorilegge”, ma questa seconda ipotesi è poco
valida, poiché il rebetiko e i rebetes diventano illegali solo in
una seconda fase dell'esistenza di questo fenomeno musicale e sociale.
La
prima testimonianza letteraria del termine, risale solo al 1925 e si trova nel
racconto Μπαλάντα στο φεγγάρι
(Ballata alla luna) nella raccolta Σαν
θα γίνουμαι άνθρωποι
(Come diventeremo uomini) di P. Pikròs.
Le
principali fasi storiche del rebetiko sono:
1922-32
periodo smirneico.
Smirne è, prima del 1922, la città più ricca e
culturalmente più avanzata dell'Asia Minore. Qui vivono inglesi,
francesi, italiani, greci, armeni, arabi. In seguito allo scambio
forzato delle popolazioni, avvenuto dopo la Catastrofe Microasiatica del '22, le canzoni cantate prima a Smirne, arrivano in Grecia.
Lo
stile è legato a temi d'amore, le voci femminili, di bellissime
cantanti trattate come regine, sono da soprano. Dopo la
deportazione, lo stile e il tema divengono più nostalgici;
1932-40
periodo classico.
In seguito alla deportazione, intorno
a città come Atene e Salonicco, si formano dei sobborghi, che diventano veri e propri
quartieri abitati da profughi. I luoghi principali sono i porti del
Pireo, di Salonicco e di Siros.
Rappresentante
di quest'epoca è Markos Vamvakàris, pescatore
dell'isola di Siros, di profonda tradizione cattolica. Vamvakàris si
trasferisce ad Atene dove svolge molti lavori, dal macellaio allo
scaricatore di porto, è un grande amante della musica e decide di
imparare a suonare il bouzouki diventando uno dei più grandi
rebetes della storia.
I
testi di rebetiko, in questa fase, parlano di cose ritenute fuori
legge, di furti, di microcriminalità, di hashish, di prigionia. La
Grecia è, infatti, sotto la dittatura di Metaxàs, che considera i
rebetes come dei fuori legge e il bouzouki come uno strumento
sovversivo. Nasce ora il baglamàs, strumento piccolo e sottile, che
il rebetis può nascondere facilmente sotto la giacca.
1940-52
periodo popolare.
La musica rebetika viene edulcorata, ora è più popolare e
anche i testi diventano più leggeri. Vassilis Tsitsanis è il suo
rappresentante principale.
Nella sua evoluzione storica, la compagnia di rebetiko cambia la sua formazione strumentale: agli
strumenti iniziali, come il violino, il kanonaki (strumento a corde pizzicate), il bouzouki, il nàï (strumento a fiato), se ne aggiungono altri, come il baglamàs.
Essere rebetis è un modo di essere, significa affrontare la vita con compostezza e dignità. Tra i rebetes esiste un codice comportamentale, fatto di solidarietà e di rispetto, soprattutto verso i rebetes più anziani (il narghilè, per esempio, inizia a girare partendo dal più anziano per finire col più giovane).
I suonatori di bouzouki suonano e al tempo stesso, mangiano, bevono e fumano, specialmente hashish.
I
rebetes si riuniscono nelle taverne, nei tekès, nelle ouzerì, nel
cafè aman. Aman è una parola di invocazione con la quale
iniziano molte canzoni rebetike, le cosiddette αμανάδες
(amanàdes) improvvisazioni che ricordano molto il canto del muezzìn.
La
lingua nelle canzoni di rebetiko ha un'importanza fondamentale. La
forma è quella dialogica (durante molte canzoni si può sentire il saluto che il cantante fa all'avventore che si mette a ballare o a un musicista o alla cantante e così via), della quotidianità. Contiene parole gergali,
turche e in codice, come μάγκας (mangas):
personaggio appartenente a un gruppo armato, ma nel mondo rebetiko incarna un
uomo con una particolare filosofia di vita, il termine è usato in un'accezione positiva. Il μάγκας
porta i baffi all'insù, ha l'andatura dinoccolata, la
giacca sulla spalla e la sigaretta tra le labbra.
Αλάνης
(alanis): caicco della flotta greca
molto fastidioso per il nemico, che ora indica una persona svelta e
scaltra. Έχει μπέσα
(echei besa), per indicare uno o una che ha carattere ed è
leale. Ci sono poi molti modi per indicare il narghilè: καλάμι,
λουλάς, αργιλές, ecc.
Nel
corso degli anni ciò che è rebetiko assume un significato sempre più
negativo, fino a quando il grande compositore Manos Chatzidakis in
una conferenza del 1949 ad Atene, difende il rebetiko con un
appassionato discorso, che ha un effetto dirompente nel mondo
musicale e culturale greco. "Il rebetiko - sintetizza il musicista - è espressione
della storia della cultura greca, il rebetis è l'uomo greco: un uomo
coraggioso, compassato, che conosce la lealtà e la fratellanza".
(Estratto dal
seminario sul rebetiko tenuto dalla Dott.ssa Gaia Zaccagni
all'Università La Sapienza di Roma, il 19 aprile 2012)
Il
rebetiko vedrà una sua rinascita con le composizioni musicali e reinterpretazioni di
Mikis Theodorakis e appunto di Manos Chatzidakis a partire dagli
anni '60.
Oggi
è un genere ancora eseguito e molto apprezzato, non solo in Grecia, ma anche in Europa e negli USA.
Un
ottimo gruppo di rebetes esiste anche in Italia e sono gli Evì Evàn, durante i loro concerti sembra di viaggiare nel tempo e nello
spazio per giungere in una fumosa taverna dall'atmosfera nostalgica e gioiosa, colma di spensierata convivialità.
Γεια σας παιδιά!
Piacevole lettura, molto interessante l'argomento, ho imparato cose nuove, e questo davvero è importante... la musica come mezzo per esprimere il contesto sociale, come momento di aggregazione e di riconoscimento del gruppo...
RispondiEliminaperchè non inserisci anche qualche link di musica/canzoni rebetiko?
un piccolo premio "virtuale" da blogger a blogger... quale riconoscimento della tua capacità di rendere semplice e vivo il patrimonio linguistico, letterario e culturale della Grecia!
RispondiEliminahttp://bussolavita.blogspot.it/2012/04/liebster-blog.html
Grazie Shanta! Ti ringrazio con grande ritardo, ma di cuore.
EliminaΜπραβο ρε μανγκα !
RispondiEliminaΕυχαριστώ Μάκη!
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