Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

7 gennaio 2016

Rebetiko, manghes e buzuki

Se desiderate approfondire la vostra conoscenza della storia del mondo Rebetiko (di cui ho scritto in breve in questo post), proseguite la vostra lettura e troverete l’interessante articolo-saggio a cura di Michele Cortese. Il testo (qui in forma ridotta) è frutto di un approfondito e rigoroso lavoro di ricerca basato sulle preziose pubblicazioni di Ilias Petropulos, tradotte dallo stesso curatore dell’articolo.
Il saggio, affrontando con puntualità e passione la storia della musica rebetika, mette in luce anche aspetti storici e sociali di buona parte del Novecento greco.
Potete approfondire l’affascinante lettura di "Di rebetiko, Petròpulos, manghes e buzuki ", dai seguenti link che ospitano l’intero saggio: Academia.edu e Atenecalling.

"Il Rebetiko, cenni generali

Sulla Grecia moderna circolano molti miti. Uno di questi riguarda il cosiddetto «syrtaki», da tutti ritenuto il ballo tradizionale greco più famoso. Il syrtaki è stato composto da Mikis Theodorakis per la colonna sonora del film di Kakoiannis Zorba il greco (1964). Pochi sapranno che il soggetto del film è tratto da un libro di Nikos Kazantzakis (Βίος και πολιτεία του Αλέξη Ζορμπά, 1947). Pochissimi sanno che la canzone a cui probabilmente si è “ispirato” Theodorakis per comporre il suo brano è stata scritta intorno al 1950 dal cretese Ghiorghis Kutsurelis, e si intitola Αρμενοχωριανός συρτός. La somiglianza è tale da aver provocato una disputa legale tra i due musicisti. Il syrtaki si balla in cerchio, come tutti i συρτός (sirtòs), ma i suoi passi sono molto simili a quelli del χασάπικος (chassàpikos), una delle famiglie di balli rebetici. Il syrtaki non è un ballo popolare tradizionale. I greci non ballano il syrtaki, se non davanti ai turisti. 


Spesso si equivoca sulla complessa questione delle origini e della nascita del rebetiko. Nella presentazione del documentario di Andrea Segre Indebito, leggiamo che il rebetiko sarebbe «una musica nata dalla disperazione di un’antica crisi (la fuga da Smirne)». Il rebetiko sarebbe dunque nato dopo il 1922, cioè dopo la cosiddetta (dai greci) «Grande Catastrofe»: in due parole, la sconfitta dell’esercito greco che nel 1919 aveva invaso la Turchia e il conseguente incendio di Smirne, che provocò un enorme afflusso di profughi dal territorio turco a quello greco tra il 1922 e il 1924.
Le origini del rebetiko e dei ρεμπέτες (rebetes), i suoi interpreti, sono una questione piuttosto oscura, e ricondurne la nascita a una data precisa, a un preciso evento storico o, peggio, a un singolo personaggio, significa eludere la complessità del problema. Non pretendo assolutamente di risolvere la questione, né è possibile descriverla in tutti i suoi aspetti, ma ci sono molte cose da precisare in proposito.