Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

4 settembre 2018

Δίψα ζωής! Sete di vita... e di Grecia


Una chiacchierata con la bravissima collega Andrea Rényi che, per la rivista letteraria Flanerì, mi chiede anche alcuni consigli di lettura per conoscere meglio la letteratura neogreca.




Δίψα ζωής, Sete di vita! declama un gigantesco graffito dalla parete di un ampio edificio di Atene, e sentiamo subito pulsare millenni di vita e cultura, e un’irresistibile nostalgia per la Grecia, la sua gente, il suo mare, il luogo mitico. Viviana Sebastio coltiva questa passione e la condivide con i lettori italiani grazie alle sue traduzioni editoriali e ai suggerimenti che da ottima conoscitrice può darci sulla letteratura, sul cinema e sulla storia della Grecia contemporanea. In quest’intervista fa la somma e fornisce i mezzi ai lettori interessati: da principianti quali siamo, possiamo provare ad avvicinarci di più a quel paese splendido che è la Grecia.


Cara Viviana, comincio con la solita, inevitabile richiesta: ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Non nascondo un certo disagio nel dovermi presentare in prima persona. Se dovessi compilare una breve nota biografica direi: Viviana Sebastio è traduttrice dal neogreco e dall’inglese verso l’italiano. Nata a Taranto, vive a Roma, dove si è laureata in Lingue straniere e traduzione alla Sapienza. Durante l’anno, trascorre lunghi periodi in Grecia, sua patria elettiva e faro che guida molte delle sue rotte e dei suoi approdi, negli studi e nel lavoro.


Un’altra domanda banale eppure imprescindibile: come e perché ti sei avvicinata alla professione di traduttrice editoriale?

La lingua greca esercita un forte potere su di me, arriva nell’intimo e mi rapisce l’anima, prima con il suono e poi con i suoi significati e significanti. Risuona in me come un richiamo archetipico, un’eco che giunge da un tempo e da un luogo lontani.
Il suo fascino è anche nell’alfabeto, che è un tutt’uno con la bellezza e la morfologia di questa piccola terra. Il poeta Odisseas Elitis esprimeva perfettamente questa coesione, esistente in «un’ortografia, dove ogni omega, ogni ipsilon, ogni accento acuto o ogni iota sottoscritta non sono che un golfo, un declivio, una roccia a picco sulla linea curva di una poppa che emerge»*.
Tradurre mi è, quindi, necessario per immergermi quanto più posso nella profondità di questa antica e pur sempre rinnovata lingua, per cercare di godere appieno della sua poesia e, non in ultimo, per condividerne la ricchezza e il potente fascino, perché la gioia se condivisa si moltiplica.
Anche per questo motivo, oltre a dedicarmi alla letteratura, realizzo, quando posso, rassegne di cinema greco contemporaneo e laboratori ludico-didattici, finalizzati ad avvicinare i partecipanti alla lingua greca, attraverso la lettura di favole, in mia traduzione.