È
una mattina del giugno 2003, a Salonicco piove a dirotto, l’acqua scorre a
torrenti e sembra voglia infiltrarsi ovunque. Un insegnante e impiegato dell’Istituto Italiano di Cultura, si precipita nel seminterrato dell’edificio, per chiudere
le finestre e sincerarsi che i documenti lì custoditi non siano stati bagnati
dalla pioggia. Il suo presentimento è giusto, i pavimenti sono allagati. Mentre
Antonio Crescenzi, questo è il nome del prodigo dipendente, cerca di salvare dall’acqua le carte più importanti, un foglio gli si appiccica ai pantaloni zuppi. Antonio
lo afferra e legge: «Il più bel ricordo della mia vita», tema di Giacomo
Modiano. Antonio sorride, il giovane Giacomo descrive la sua gioia
incontenibile per aver ricevuto in dono la sua prima bicicletta. Poi, al
sorriso segue il turbamento: la composizione risale al 5 Giugno del 1942, allora
Salonicco era sotto l’occupazione nazista. Circa un mese più tardi, l’11 luglio
nella giornata nota come il «Sabato nero», 6500 Ebrei tra i 18 e i 45 anni, vennero
radunati in Piazza della Libertà dove, sotto un sole cocente, furono pubblicamente
umiliati dai soldati tedeschi. Quattro giorni dopo, iniziarono le deportazioni nei
campi di concentramento di Auschwitz.
Antonio
si accorge che ci sono altre pagini simili a quella, molte galleggiano sul
pavimento, altre sono custodite in scatole polverose, che l’Istituto ha
ereditate dall’Umberto I, prestigiosa scuola italiana che per decenni ha dimorato
in quell’edificio. Antonio
cerca di portare il tutto in salvo. Le scatole contengono registri di classe, composizioni,
esercizi, encomi e, soprattutto, numerosi diplomi di licenza media, di liceo e
della scuola commerciale, mai ritirati. Antonio li conta, sono centocinquantacinque,
almeno centocinquantacinque ragazze e ragazzi non poterono ritirare la loro
licenza scolastica. Antonio riflette e capisce, ben presto, che i diplomati
erano ebrei, e che quindi non poterono tornare a ritirare il loro diploma,
perché deportati nei campi di concentramento, o perché fuggiti in America, in
Israele, in Canada, per salvarsi dalla brutalità nazista.
Per
tredici anni, Antonio Crescenzi ha cercato febbrilmente di rintracciare quei
diplomati e i loro familiari, per compiere un simbolico atto di giustizia:
consegnare loro quei certificati.
Antonio ha scandagliato elenchi telefonici, fatto ricerche via internet e
numerose telefonate, ha inviato mail e ha chiesto aiuto a numerose comunità ebraiche, si è rivolto anche a diversi organi di stampa. La
sua lista ha fatto il giro del mondo, è la «Lista Crescenzi».
«Pronto,
signora Maissa? Lei è la figlia di Solomòn Maissa?... », chiede Antonio in un
greco fluente, e il pensiero della signora Manon Maissa torna indietro agli
anni Trenta, a quando suo padre venne iscritto alla scuola italiana Umberto I di
Salonicco. A quel tempo, nella città greca vivevano ebrei, armeni, turchi e
greci, in una convivenza serena, almeno fino all’occupazione tedesca, alla
quale seguirono le persecuzioni e le deportazioni. I nonni di Manon trovarono
la morte ad Auschwitz, il padre si salvò dalle camere a gas perché medico.
Manon Maissa risponde commossa alla chiamata di A. Crescenzi, sarà lei a
ritirare il diploma del padre.
Salonicco
27 gennaio 2014, Giorno della Memoria, in una sala dell’Istituto Italiano di Cultura, dove un tempo si tenevano le lezioni dell'Umberto I, si sente
riecheggiare: «Maissa Solomòn», «Presente!», «Tazartes Nissim», «Presente!», e altri
otto nomi vengono chiamati all’appello, per la consegna di dieci diplomi di
maturità, ritirati, dopo oltre settant’anni, dai familiari dei diplomati ormai scomparsi.
Di
recente, altre tre persone hanno risposto all’appello della «Lista Crescenzi»,
sono tre sopravvissuti all’Olocausto, perché fuggiti per tempo oltre oceano, si
tratta di Alberto Modiano, Rosa Modiano e Sara Tivili.
A
oggi, Crescenzi è riuscito a consegnare ben 23 diplomi, i restanti 130, circa,
sono custoditi nel Museo Ebraico di Salonicco. Il suo arduo lavoro di
catalogazione e di ricerca ha, tra l’altro, avuto il pregio di aiutare molte
famiglie a ritrovarsi.
Il 28 e il 29 gennaio di quest’anno, la vicenda della Lista
Crescenzi sarà messa in scena all’auditorium del Mègaro Mousikìs di Salonicco e
poi in quello di Atene. Durante la rappresentazione sarà intonato il celebre
brano «Gam Gam», nella versione di Ennio Morricone.
«Libertà! Nome sacro e dolce! Quanto sangue è stato
versato per te, oh libertà. Quanti eroi hanno dato la vita per te. Affinché
almeno i loro figli potessero vivere da uomini liberi», Ester Saporta, 17 anni,
5 giugno 1942.
FONTI:
Dal sito della Comunità Ebraica di Salonicco .
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