Nelle prime righe della sua autobiografia, Petros Markaris cita Karl Marx: «Il percorso più diretto tra due punti può essere, a volte, la curva», ebbene, adotterò anch’io questa massima per spiegare perché, alcuni anni addietro, scelsi il giallista greco come argomento della mia tesi di laurea.
Alcuni anni fa, la scrittrice cretese Ioanna Karistiani, in occasione di un seminario sulla traduzione, mi volle donare un suo libro. Con sé aveva un unico volume che, sulla prima di copertina, riportava una dedica che l’autrice aveva vergata per un altro destinatario. Lei, scusandosi, tirò una linea su quelle parole e ne scrisse altre per me, affabili e incoraggianti.
Più volte pensai di “restituire” il libro al suo destinatario originario, o quanto meno, di mostrargli la particolare rotta che quel dono aveva seguito.
La dedica annullata era rivolta a Petros Markaris — traduttore e sceneggiatore erudito e prolifico, prima ancora che autore di polizieschi — o, almeno, questo è il nome che mi ostinavo a leggere.
Nella lettura di quel nome, inciso sulla pagina del prezioso dono che avevo tra le mani, vidi un segnale: era la risposta alla domanda che da tempo mi interrogava su quale argomento avrei potuto affrontare nella mia tesi in traduzione letteraria. Il segnale lanciatomi involontariamente dalla scrittrice cretese, mi incoraggiò ad approfondire i miei studi sull’autore nato a Costantinopoli.
Solo in seguito, riprendendo tra le mani quel libro, scoprii, con sorpresa, che la dedica di Ioanna Karistiani non era per Petros Markaris, ma per qualcun altro, con un nome simile forse, ma un altro.
Ancora oggi, sorrido per questo mio lapsus, che ritengo senz’altro fortunato perché mi ha avvicinata a un autore colto e interessante, che in tante occasioni si è dimostrato, senza alcuna esitazione, affabile e disponibile.
Nonostante i suoi molteplici impegni e la sua fama internazionale, P. Markaris non mi ha mai rifiutato un incontro, né mi ha mai negata una risposta puntuale e gentile a delle osservazioni o a dei quesiti traduttivi.
Il suo è un atteggiamento che riserva a molti, se non a tutti: fan, scolari, studenti, lettori, curiosi.
Petros Markaris è un intellettuale sensibile, concreto nel pensiero e nobile nell’animo, e ringrazio la mia mia s-vista per avermi condotta da lui.
non cè nulla di meglio per capire la grecia e atene di oggi. NULLA.
RispondiEliminaa dire però il vero, il suo commissario mi piaceva di più agli inizi, cinico quanto basta per restare umano; soprattutto il suo rapporto con adriana, affettuoso ma pungente, con il tempo si è ammorbidito di molto. sarà perchè gli anni passano per tutti e si invecchia....
buona giornata
Ciao Irene,
Eliminaforse sì Charitos ha perso un po' della sua pungente ironia, ma è aumentato il suo disincanto verso una realtà che si rivela più cinica di quanto potesse lui stesso subodorare.
Nel leggere qualche mese fa "ΨΩΜΙ, ΠΑΙΔΕΙΑ, ΕΛΕΥΘΕΡΙΑ" ("Resa dei conti" nell'edizione italiana), ho inizialmente fatto la tua stessa considerazione, ma conclusa la lettura del libro, ho avuto l'impressione che quel suo caratteristico cinismo si sia tramutato in un amaro disincanto come inevitabile reazione allo sviluppi degli eventi in Grecia e in Europa.
hai avuto occasione di leggere anche tu questo libro?
Per addolcire queste riflessioni faro un giro nel tuo bel blog sull'appetitosa cucina greca.