Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

6 aprile 2020

Manolis Glezos, primo e ultimo partigiano d'Europa


Quel mattino Manolis non riusciva a darsi pace, l’immagine vista al risveglio gli era rimasta impressa negli occhi.

Quel mattino del 27 aprile 1941, i Tedeschi avevano occupato Atene e lì sulla rocca dell’Acropoli, al posto della bandiera greca avevano issato il loro drappo con la svastica.
Il simbolo nazista sventolava ora nell’azzurro cielo greco, ma la magnificenza e il candore dei marmi del Partenone non si accordavano affatto con il mortifero vessillo.

Una frase aveva preso a riecheggiare nella mente del giovane Manolis: “Ieri liberi, oggi schiavi”, e una rabbia crescente iniziò a galoppare nelle sue viscere mettendogli l’animo in tumulto.

Doveva far qualcosa. Se non lo avevano lasciato partire per il fronte albanese – era troppo giovane, dicevano – stavolta non si sarebbe tirato indietro. Cercò il suo amico e compagno di università Apostolos, Lakis per gli amici, di certo anche lui avrebbe trovato insopportabile la vista di quella svastica.

I due ragazzi presero una decisione, avrebbero strappato dal pennone l’incubo che ottundeva l’anima e il cielo del popolo greco.

Nella Biblioteca Nazionale studiarono le piantine dell’Acropoli e orchestrarono un piano di massima, sarebbero saliti dal versante nord-occidentale, forse il più riparato dalla vista delle sentinelle tedesche.

In una dolce notte di maggio, odorosa di ciclamino e di Egeo, Manolis e Lakis iniziarono ad arrampicarsi lungo le pendici dell’Acropoli. Guidati dalla luce della luna e di una piccola torcia, si inerpicarono silenziosi sino in cima tra le levigate rocce. 

Coltello tra i denti, Manolis si aggrappò all’asta della bandiera e iniziò a salire, agile e deciso. Poi provò a tagliare il cordame che sorreggeva il drappo, si mise a scuoterlo ma la presa delle gambe iniziò a cedere e fu costretto a scendere. Le funi erano davvero resistenti e i nodi che le legavano ben saldi. Manolis non si arrese e subito risalì, ma anche stavolta la bandiera continuò beffarda a sventolare sul suo capo.
Ci riprovò Lakis. Avvinghiato al palo con le unghie e i denti di una volontà feroce, segò ulteriormente il cordame, lo strattonò ancora una volta e finalmente la bandiera cadde al suolo.

I due giovani la raccolsero e, tra soffocate grida di gioia, danzarono sotto la luna, protetti dalla dea Atena che li rese invisibili allo sguardo nazista. 

Scivolando silenziosi tra i vicoli sonnecchianti della città, i due ritornarono a casa. 
Manolis trovò la madre ad attenderlo in cima alle scale: «Dove sei stato fino a quest’ora, pedì mu?», esclamò preoccupata.

Manolis abbracciò la donna, le mostrò un brandello del suo trofeo e senza aggiungere altro andò a dormire, ormai quella furia del mattino aveva smesso di scalciare nelle sue viscere e nel suo cuore galoppava ora una potente emozione.

Anche il cuore di sua madre ebbe un sussulto, per via di un sospetto. La donna corse al balcone, guardò verso l’Acropoli e poi orgogliosa e commossa richiuse le imposte.




Cosa accadde dopo

Il primo giugno di quello stesso anno, i quotidiani nazionali greci riportarono il comunicato tedesco: gli ignoti che avevano compiuto il folle atto erano ricercati e condannati senza appello. E, infatti, circa un anno dopo i due amici vennero riconosciuti, catturati, arrestati e torturati.

Intanto il loro gesto si era trasformato in un inarrestabile Meltemi che teso e furente soffiò sulle prime scintille di ribellione e, mesi dopo, le fece divampare in fiamme contro gli occupanti nazi-fascisti. 
Manolis Glezos e Apostolos Sandas, questi i loro nomi, avevano alimentato, se non acceso, l’entusiasmo della lotta partigiana, in Grecia e in Europa.


Manolis Glezos, nato nel 1922 a Naxos, nel cuore dell’Egeo, ha proseguito la sua attività politica anche dopo la Liberazione.
Nel corso della sua vita, per le sue azioni e il suo pensiero politico, è finito ben ventotto volte in carcere, con tre condanne a morte, scontando sedici anni tra prigione ed esilio.

È stato membro del Parlamento greco e di quello europeo, negli ultimi anni al fianco di SYRIZA.

È stato giornalista e autore di numerosi libri, ha diretto anche lo storico quotidiano di sinistra Η Αυγή (I Avghì, L’Alba).

Nel 1959 fu incarcerato con l’accusa infondata di spionaggio, la sua reclusione sollevò l’indignazione dell’opinione pubblica greca e internazionale, tanto che persino artisti e intellettuali europei si mobilitarono per la sua scarcerazione.

Scriverà di lui il nostro Gianni Rodari:

Oggi Manolis Glezos è in carcere. Per i suoi nemici è un traditore. Per il popolo greco è ancora il patriota di ieri e di sempre, è “l’uomo della bandiera”. Gli amici greci ci chiedono di far conoscere a tutti la sua storia, perché da ogni parte del mondo si levino voci e forze a impedire che Glezos sia condannato  a morte ingiustamente. Ecco perché vi ho parlato dell’ “uomo della bandiera”.



Pablo Picasso, sempre nel ’59, realizzò un disegno che riprodotto su cartoline venne venduto per sostenere le spese legali per la difesa del “Primo partigiano d’Europa” – come lo soprannominò Charles de Gaulle.

Nel 1963, dopo la sua scarcerazione, Glezos andò a Parigi a trovare il pittore spagnolo. Picasso era nel suo letto, era molto malato, ma quando vide Manolis davanti a sé si riprese ed esclamò:
«Ελλάδα – Φως!» 

«Grecia – Luce!»


Manolis Glezos l'“ultimo partigiano d’Europa” ci ha lasciati il 30 marzo di quest’anno.*


°°

...Morte, sorella nera.
Morte, diventerò immortale,
Vento sulle vette
luna nera nei cuori
vieni sola a prenderti
la libertà
con canti, armi e spade...**



*Per la stesura di questo articolo ho attinto da fonti in lingua greca: documentari della ERT (li ritrovate sul mio canale YouTube), giornali d'epoca e contemporanei.
E su Manolis Glezos c'è ancora molto da dire
Viviana Sebastio

**Canto della resistenza greca.






2 commenti:

  1. Sempre grazie, sono commosso, non conoscevo questo importante pezzo della storia europea, ho molto da imparare, grazie

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    1. Sono io che ringrazio tutti voi che mi leggete.
      Να είστε καλά!

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