Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

13 gennaio 2012

Villa Lefkadìa: Ugo Manaresi

Il dipinto che vedete ritrae Villa Lefkadìa, dimora del grande letterato Spiridione Zambelli, in Livorno. Si tratta di un’opera del pittore italiano Ugo Manaresi sommo esponente della scuola dei Macchiaioli, che fiorì nella città toscana per oltre un secolo. La datazione dell’opera è certa: 1895. Zambelli, originario dell’Eptaneso, nel 1870 si stabilì ad Antignano, vicino al porto di Livorno e vi rimase fino alla sua morte, 1881. Il quadro dimostra, però, come la sua scomparsa non impedì alla bandiera greca di continuare a sventolare sul suo balcone.

In primo piano ci sono due donne, la cui identità è ignota. La vita amorosa di Zambelli fu sempre vaga e sarebbe necessario fare dei calcoli cronologici ben precisi e rigorosi collegamenti con fonti originali per poter dare, con qualche possibile certezza, un nome alle due signore raffigurate.



L’opera è sostanzialmente sconosciuta. È stata scoperta casualmente dall'amico livornese e filelleno Umberto Cini o meglio, da sua madre, in una galleria della città. Il dipinto appartiene alla collezione privata di un avvocato di Livorno, il quale è molto orgoglioso dell’opera: l’ha prestata alla galleria per mostrarla e non per venderla.

Villa Lefkadìa oggi non esiste più, poiché fu abbattuta un secolo fa. La scoperta dell’opera mostra ancora una volta, quanto Livorno sia strettamente legata alla grecità contemporanea. La sua chiesa greca, nota per gli abili esorcisti, fu abbattuta da Mussolini, ma esiste ancora il cimitero con le tombe di celebri famiglie, tra cui i Mavrogordatos, i Soutsos, i Singros, i Rodokanakis e molti altri ancora.

Di Dimitris Deliolanes, 27 dicembre 2011. Traduzione di Viviana Sebastio
Da: erg.gr


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