Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι...

"Και μάλλον Έλληνες καλείσθαι τους της παιδεύσεως της ημετέρας ή τους της κοινής φύσεως μετέχοντας" ΙΣΟΚΡΑΤΗΣ

(“Siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di quelli che condividono l'origine comune” ISOCRATE)

15 dicembre 2014

KOSTAS BALAFAS, FOTOGRAFO POETA DELL'IMMAGINE


Kostas Balafas (Κώστας Μπαλάφας) nasce nel 1920 a Kipseli, tra le montagne di Arta, da una coppia di poveri contadini, Ghiorgos e Archondoùla. “Dove sono nato io, gli uomini lottano per la sopravvivenza e coltivano una terra arida e secca. Diresti che la spremono con le mani nude e la annaffiano con il sudore, pur di ottenerne i frutti. L’unica via di salvezza era l’emigrazione, un sogno piuttosto ingannevole. Il messaggio imperante, rivolto soprattutto ai giovani, era: ‘Vattene, se ti vuoi salvare’. E molti se ne andarono…”, racconta lo stesso Balafas.

Appena undicenne, Kostas Balafas arriva ad Atene e lotta per la sopravvivenza.  
Gli anni della sua infanzia sono scolpiti nella sua memoria, fino nel minimo dettaglio: “Dal mio paese andai prima ad Arta. Mio padre mi aveva affidato a un maestro di nostra conoscenza, affinché mi accompagnasse ad Atene. Lo pregò di accudirmi fino a quando non avessimo rintracciato, in piazza Koumoundourou, la taverna di un nostro compaesano, un uomo straordinario e buon patriota. Grazie a lui, molti contadini dell’Epiro, dei poveri disperati, avevano trovato un riparo. L’uomo offriva loro un piatto di minestra e poi li aiutava a ottenere un lavoro. Fece lo stesso con me, mi sistemò in una latteria-pasticceria molto rinomata, in via Patissìon, vicino alla chiesa di San Luca […]








La mattina andavo al lavoro e la sera a scuola. Fu così sino al 1936, quando tornai nei pressi del mio paese, per studiare alla Scuola Lattiero-casearia di Ioannina.
Dopo il buon esito del mio corso biennale di studi, per specializzarmi mi recai un anno in Italia, dove imparai anche la lingua. Nel 1939, ritornai a Ioannina, dove fui assunto come impiegato specializzato nella Scuola Lattiero-casearia. Lavoravo ancora lì, quando scoppiò la guerra e iniziò l’Occupazione”. 


Il suo primo contatto con la fotografia e con la macchina fotografica, avvenne all’età di tredici anni, quando, dall’America, arrivarono alcuni parenti del suo datore di lavoro. Costui organizzò una gita per mostrare loro le bellezze dell’Attica.
Gli americani avevano una piccola fotocamera di facile uso, una Braun della Kodak. Avevano bisogno, però, di qualcuno che scattasse le fotografie alla famiglia e il compito fu affidato al giovane Balafas.  “Quando capii che la macchina che avevo tra le mani, poteva fissare sulla carta le immagini che vedevo, ne rimasi incantato …”, racconta il fotografo.
Quella nuova esperienza lo segnò definitivamente. Dal quel momento in poi, non desiderò altro che possedere una  macchina fotografica tutta per sé.
Era studente a Ioannina, quando acquistò la sua Junior Kodak, vendette anche il suo orologio per raggiungere la cifra necessaria. In seguito, durante il soggiorno in Italia, sostituì la sua Junior con una Robot. Grazie all’amicizia con un ragazzo che lavorava per il fotografo del quartiere, Balafas imparò l’arte della camera oscura.

Kostas Balafas al fronte
Con la sua macchina fotografica, il giovane Kostas era destinato a immortalare il passaggio dell’esercito greco sul confine albanese, l’Occupazione e la lotta armata dell’ELAS in Epiro. Le pellicole, allora, erano quasi introvabili, ma la fortuna aiuta gli audaci! Nel novembre del 1940, le truppe greche colpirono e abbatterono uno dei primi bombardieri italiani, il quale precipitò a Kaloùtsiani, nei pressi di Ioannina. Tra i rottami sparsi del velivolo, gli abitanti trovarono una scatola metallica timbrata, contenente molti metri di pellicola Ferrania Capelli, utilizzata per la fotografia aerea. Per la gente del luogo quel materiale era inservibile, mentre era preziosissimo per l’apprendista fotografo. Balafas ottenne la scatola in cambio di alcune once di farina di mais, alimento molto difficile da reperire in quel periodo. Grazie a questa pellicola e alla sua piccola Robot italiana, Kostas riuscì a immortalare molti dei crimini che le truppe occupanti commisero in Epiro, come anche le successive azioni partigiane. Non era un fotoreporter e tantomeno si trovava al fronte casualmente: Balafas era un partigiano-combattente e un fotografo temerario.
Comandanti dell'ELAS. Zagori, inverno del 1944. 
La sua audacia nel pensiero e nell’azione appariva lampante, quando immortalava le scene degli efferati delitti compiuti dagli occupanti italotedeschi, proprio davanti ai soldati stessi, rischiando, ogni volta, un processo sommario e un’esecuzione immediata. Il suo coraggio si manifestava anche quando, esponendosi senza timori, fotografava i suoi commilitoni nel pieno della battaglia.

I partigiani Todoulos e Faridis

Una prova tangibile del suo coraggio e della sua astuzia, proviene dalle fotografie che scattò, nel marzo 1944, ai corpi esanimi dei partigiani Todoulos e Faridis, mentre erano ancora appesi tra due platani, sulle sponde del fiume di Ioánnina. A scopo dimostrativo e intimidatorio, i tedeschi consentivano alla popolazione di avvicinarsi a quel luogo, sorvegliato da una sentinella. Kostas Balafas fece prima un rapido sopralluogo, poi ritornò con un sacco pieno di cipolle tra le braccia, nel quale aveva, in precedenza, nascosto la sua macchina fotografica. Grazie a un foro praticato in corrispondenza dell’obiettivo, Kostas poté immortalare a distanza ravvicinata, la drammatica immagine, lasciando nella storia una delle più significative testimonianze dell’Occupazione.
Αλτ! Τι έκανες σήμερα πατριώτη για τον αγώνα;
ALT! PATRIOTA COSA HAI FATTO OGGI PER LA LOTTA?
D’altronde, anche la fotografia del partigiano mitragliere che cade ferito con l’arma in mano, durante un’imboscata tedesca a Grammenochòria, denota l’impavidità di Balafas e dimostra la sua risolutezza nel voler immortalare la Resistenza in Epiro.
[…]Balafas salì sulle montagne dell’Epiro e si arruolò nell’ELAS, avendo con sempre con sé,  la sua inseparabile macchina fotografica.
[…]
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale, dell’Occupazione e della sua partecipazione alla lotta armata, costituirono una tappa fondamentale nella sua vita, che resterà segnata da questi eventi. È una grande fortuna che il fotografo abbia raccolto la sua preziosa opera storica e artistica e, in particolare, la sua testimonianza fotografica della Resistenza, in un album straordinario, che lui stesso ha arricchito con suoi drammatici racconti.

[…]
Brani tratti dalla libro "Ο Κώστας Μπαλάφας και η Ελλάδα του" di Κώστας Μπουμπούρης , 2010 ("Kostas Balafas e la sua Grecia" di Kostas Boubouris). Traduzione di Viviana Sebastio

Kostas Balafas muore il 9 ottobre 2011 all'età di 91 anni, lasciando una grande eredità  artistica e un'enorme quantità di fotografie che testimoniano decenni di storia greca. Non ha immortalato solo la Guerra, ma anche la quotidianità dei suoi compatrioti, dalle isole alle montagne dell'Epiro.

















Potete sfogliare i suoi corposi album seguendo questo link: Album di Kostas Balafas.



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