Ritorno a trovarvi ancora con della musica e accompagnata da una creatura notturna...
Insonnia
Insonnia, animale impalpabile!
Senza una goccia d’amore,
a chi è assetato di utopie, porgi
la tua tazza sempre vuota.
E mentre la candida notte scorre,
come una domenica piovosa,
so perché, sull’orecchio tormentato,
ti scagli per leccarlo come un cane.
Non ami! Lasci pulci,
i tuoi suoni arrivano da lontano,
insonnia, organo stonato,
che macini l’ “osanna” degli eletti.
Insonnia, cetaceo dell’inferno
il tuo bacio è fuoco.
Lascia un sapore di ferro,
di vecchie navi smantellate.
E voi, conoscete questa disgustosa entità che minaccia i nostri sonni tranquilli?
Spero proprio di no, altrimenti mi auguro che abbiate le armi giuste per respingerla nella sua tana e per cadere leggeri tra le braccia di Morfeo.
Questo brano di Thanasis Papakonstantinou – titolo originale Αγρύπνια (si pronuncia Agrìpnia) – si ispira alla poesia Insomnie del poeta francese, esponente del Decadentismo, Tristan Corbière, pseudonimo di Édouard-Joachim Corbière (1845-1875).
Una piccola curiosità traduttiva:
per comporre il brano, il cantautore si basa su una traduzione greca che però è vittima di una svista partorita, forse, in una notte d’insonnia o proprio in un sogno.
Nel testo originale francese il "cetaceo" che compare nella poesia in greco è in realtà una “phalène”, ovvero una "falena". Orbene, in greco il termine “fàlena” (φάλαινα) sta per balena.
Mi piace, quindi, supporre che per uno magico abbaglio notturno la farfalla si sia trasformata in balena.
Quanto può essere necessaria la poesia.
RispondiEliminaNecessaria e salvifica.
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