Il 2 novembre del 1911 nasceva Odisseas Elitis.
ODISSEAS ELITIS - CONVERSAZIONI INEDITE
Via Skoufà 23, casa del poeta Odisseas Elitis. Ingemar Rhedin, suo traduttore dallo svedese nonché suo
intimo amico, lo incontra e intervista prima e dopo l'assegnazione del
Nobel (1979).
Rhedin registra quelle interviste e conserva i ministri con cura, come un prezioso «tesoro». A cento anni dalla nascita del grande poeta greco, il traduttore sceglie, in esclusiva per la rivista «K» (del quotidiano Kathimerinì, N.d.T.), i passi più significativi di quelle conversazioni inedite che riguardano la musica, la pittura e, naturalmente, la poesia.
...Ecco che il registratore parte e l'intervista ha inizio. Il traduttore punzecchia il poeta con alcuni dubbi da "studente". Il
poeta risponde con voce limpida, piena di sicurezza, forza e vitalità.
MOZART E L’«AXION ESTÌ»
Rhedin: In un mio recente articolo, ho scritto che la sua opera poetica, l'Axion Estì, assomiglia alle ultime opere
di Mozart.
Elitis: Chi lo ha detto?
R.: Io. Ritengo, infatti, che le ultime composizioni di Mozart abbiano
una struttura rigorosa come quella dell’Axion
Estì.
E.: Me ne compiaccio, perché Mozart è uno dei musicisti che amo di più. Ricordo
che, tempo fa, per gioco dovevamo trovare delle corrispondenze tra compositori
e poeti ed emerse che la mie poesie si abbinavano bene con le musiche scritte da Mozart. Hanno, infatti, in comune la stessa leggerezza e la medesima grazia.
R.: Qual è il suo compositore preferito?
E.: Di musica classica? Mozart e, naturalmente, anche Vivaldi, sono i migliori. Amo anche Bach, è ovvio.
R.: Certo, Mozart è uno dei più grandi musicisti di sempre.
E.: Non sono un grande esperto di musica, a differenza della pittura. Sebbene io non sia un pittore, posso
affermare di conoscere l’arte pittorica altrettanto quanto la poesia […].
R.: Le sue prime poesie sono come dei quadri.
E.: Certo, sono tutte dei quadri. Qualcuno ha detto, e lo condivido, che
sono "poeta per sbaglio". Dovrei essere più che altro un pittore, in quanto riesco a vedere
le cose meglio degli altri e questa è una virtù. Ogni poeta dovrebbe poterlo fare, perché se si
scrivono solo pensieri, si rischia di finire nell’abstrait, nell’astratto. […]
LA TRADIZIONE POETICA IN GRECIA
R.: Vorrei farle una domanda sui
poeti greci: perché, secondo lei, hanno avuto un ruolo così importante nella
storia del suo paese e nella presa di coscienza del suo popolo? Nel resto dell’Europa
questo non accade.
E.: Credo che la Grecia conservi,
grazie alla sua profonda tradizione poetica, un particolare rispetto per i poeti,
cosa che non vedo altrove. Basti pensare che non si è mai smesso di scrivere
poesia in lingua greca. L’ho già detto, ma voglio ripeterlo: dall'epoca di Omero a
oggi, non è trascorso un solo secolo in cui non sia stata scritta poesia in
lingua greca. È una tradizione antica e solida, che plasma il popolo, il quale a volte non ne comprende le sfumature e le sottigliezze, ma ha ben chiaro il ruolo fondamentale del poeta e grazie all’intuito afferra molte cose. Questo
spiega anche la risonanza che ha avuto l’assegnazione del Nobel […].
FEDE E COSCIENZA
E.: Credente? Non nel senso più
stretto della parola, non sono – come direbbero i francesi – militant, non sono praticante, ma la mia natura umana è comunque
spirituale, perché vuole creare un mondo e crederlo eterno.
R.: Il sole per lei ha, quindi, un
ruolo rilevante?
E.: Sì, tutti gli elementi
naturali lo hanno, io li vedo a un livello che non è quello del presente, piuttosto quello eterno.
Sì, sotto questo punto di vista
sono credente […]. Vediamo di fare un altro esempio: nell’Axion Estì dico che «nella mia coscienza ho instillato limone»,
perché il limone da una parte è un frutto che in Grecia prospera, ma dall’altra
è anche un frutto che disinfetta. Allora, agisco come chi, temendo che l’acqua
sia inquinata, vi versa gocce di limone per disinfettarla: io verso quelle
gocce sulla mia coscienza per averla completamente pulita. […]
LA LINGUA GRECA
E.: C’è da dire, innanzitutto,
che la poesia rappresenta questioni comuni a tutti noi, che ogni poeta, di ogni luogo del mondo, affronta nella quotidianità. Oltre a temi generici, ce ne sono anche di più specifici, che riguardano cioè ciascun popolo
e che sono legati alla lingua, suo mezzo d’espressione. In Grecia questa
specificità è molto evidente, perché conserviamo una tradizione molto forte. Siamo
un popolo poco esteso in termini geografici, ma occupiamo uno spazio storico enorme,
infinito. La nostra lingua è rimasta, infatti, più o meno la stessa dall’epoca antica ad oggi. Certo, ha subìto alcuni cambiamenti nell’arco dei suoi due, tre
milioni di anni di vita - vale a dire da Omero a oggi -, ma forse sono mutamenti minimi rispetto a quelli rintracciabili tra la lingua francese medievale, o l'inglese,
e quella attuale. Questa caratteristica è la nostra ricchezza, ma anche la difficoltà che il poeta greco ha. […]
L’UMANITÀ SENZA LA POESIA
R.: Anche in Svezia negli ultimi
tre anni iniziamo a vedere…
E.: Chi?
R.: Dei poeti. Tre anni fa
dicevamo che…
E.: Che la poesia era finita.
R.: Sì, che era finita.
E.: Ritengo che l’umanità non possa vivere senza la poesia. La poesia può mutare, prendere altre forme, è camaleontica e come il camaleonte può cambiare il suo colore e nel cambiamento si adatta
[…]. Seferis una volta disse che “alla poesia non si sfugge”.
Se non trovi quella di buona qualità, trovi quella di cattiva qualità, la ritrovi
in una canzone semplice o nella frase di un innamorato, ma in ogni caso, sfuggirle
non puoi.*
°°°°°
Piango il sole e piango gli anni che verranno
Senza di noi e canto gli altri passati
Se veramente sono
Confidenti i corpi e le barche che sbattono dolcemente
Le chitarre che accendono e spengono sotto le acque
I “credimi” e i “non”
Ora nel vento ora nella musica
E le nostre mani, due piccole bestie
Che furtive cercavano di salire l’una sull’altra
Il vaso di brezza negli aperti cortili
E i frammenti di mare che ci seguivano
Fin dietro le siepi e sopra i muri a secco
L’anemone che si depose nella tua mano
E tremò tre volte il viola tre giorni sopra le cascate
Se tutto questo è vero io canto
La trave di legno e l’arazzo quadrato
Alla parete, la Gorgone con i capelli sciolti
Il gatto che ci guardò nel buio
Bambino con la croce vermiglia e l’incenso
Nell’ora che sull’impervia scogliera scende la sera
Piango la veste che sfiorai e fu mio il mondo.**
°°
Πενθώ τόν ήλιο καί πενθώ τα χρόνια που έρχονται
Χωρίς εμάς καί τραγουδώ τ’ άλλα πού πέρασαν
Εάν είναι αλήθεια
Μιλημένα τα σώματα καί οί βάρκες πού έκρουζαν γλυκά
Οί κιθάρες πού αναβόσβησαν κάτω από τα νερά
Τά "πίστεψέ με" και τα "μή"
Μια στόν αέρα μια στή μουσική
Τα δυο μικρά ζωα, τα χέρια μας
Πού γύρευαν ν’ ανέβουνε κρυφά το ένα στό άλλο
Η γλάστρα μέ το δροσαχί στίς ανοιχτές αυλόπορτες
Καί τα κομμάτια οί θάλασσες πού ερχόντουσαν μαζί
Πάνω απ’ τίς ξερολιθιές, πίσω άπ’ τούς φράχτες
Τήν ανεμώνα πού κάθισε στό χέρι σού
Κι έτρεμες τρεις φορές το μώβ τρεις μέρες πάνω από
τούς καταρράχτες
Εάν αυτά είναι αλήθεια τραγουδώ
Τό ξύλινο δοκάρι καί το τετράγωνο φαντό
Στόν τοίχο μέ τη Γοργόνα μέ τα ξέπλεκα μαλλιά
Τή γάτα πού μάς κοίταξε μέσα στά σκοτεινά
Παιδί μέ το λιβάνι καί μέ τόν κόκκινο σταυρό
Τήν ώρα πού βραδιάζει στών βράχων το απλησίαστο
Πενθώ το ρούχο πού άγγιξα καί μού ήρθε ο κόσμος.
** Da Monogramma in "È presto ancora", di Odisseas Elitis (Donzelli, 2011), a cura di P. M. Minucci
* L'intervista è tratta da: K - Καθημερινή, 2.11.2011- ΤΕΥΧΟΣ 443
a cura di: Leonidas Dilsizian
traduzione di: Viviana Sebastio
Ringrazio Ingemar Redhin per avermi concesso, generosamente, la pubblicazione delle foto e dell'intervista.
Bellissimo post. Grazie! Elytis è un grande poeta, di cui purtroppo in Italia, tradotto, si trova poco. Grazie! Buon Natale.
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