Kostas Akrivos
Gli uomini di una volta
Per Vanghelis Chatzighiannidis
Che donna, quella! Una che non si faceva mancare niente: chiacchiere, soldi, uomini… Li gettava per aria e in un batter d’occhio li faceva suoi. Perché quella smargiassa era bella, bella e ne sapeva una più del diavolo. Cinquantacinque anni e non ne dimostrava neanche trenta. Con una chioma nera e riccioluta, e certe labbra che sembravano promettere il paradiso. Tutta dedita ai parrucchieri e alle palestre. Quando bussarono il campanello, “AFFITTASI MONOLOCALE A STUDENTI – CANONE MODICO”, lo sguardo di entrambi andò a fissarsi sull’ampia scollatura della vestaglia. Era così che accoglieva gli aspiranti inquilini? Li riscosse il suo “desiderano?”. L’uomo tossicchiò per schiarirsi la voce e poi: “È per mio figlio, qui… È iscritto a medicina, primo anno… Abbiamo visto il cartello e…”.
Li fece accomodare. Il monolocale era molto piccolo e dava sul cortile interno. Però era in ottime condizioni ed era stato imbiancato di fresco. La donna non stava zitta un momento: da questa parte c’è il bagno, le spese condominiali sono più o meno queste, le tapparelle sono nuove ed ecco il piccolo armadio a muro per gli abiti. Lei abitava nell’appartamento accanto. Un trilocale. Da sola. Senza distogliere lo sguardo dai due visitatori, tirò fuori le Marlboro dalla tasca della vestaglia. “No, grazie”. L’uomo aprì il suo, di pacchetto. Assos senza filtro. “E il ragazzo?”. Secondo rifiuto. Questa volta con un cenno del capo, non sollevava quasi mai lo sguardo dal pavimento. “Bene, se non hanno altre domande, che ne direbbero di accomodarsi a casa mia per un caffè?”. Accettarono. Il ragazzo preferì un caffè frappè, che bevve in un paio di sorsi. L’uomo un “caffè greco senza zucchero”. In attesa del caffè, il ragazzo sussurrò all’orecchio del padre: “Io esco a fare una passeggiata… Voglio dare un’occhiata alla città…”. Lei però lo sentì e disse: “Non salire sulla fortezza, nella città vecchia. Meglio se vai al porto, dove ci sono i locali frequentati dai giovani”.
Rimasero soli. L’uomo cominciava ad avere la netta sensazione che stesse per accadere qualcosa. Tuttavia non poteva certo immaginarlo in tutta la sua magnificenza. Esaurirono le formalità: il liceo in cui aveva studiato il figlio, da dove venivano esattamente, la situazione familiare, il conto corrente sul quale versare la pigione ogni primo del mese. Eppure… Eppure la voce dell’uomo si andava vieppiù smorzando. E lo sguardo, benché si sforzasse di tenerlo a freno, ora le accarezzava le gambe e ora le leccava le braccia. Si era abbandonato alle fantasticherie. Ogni occhiata gli offriva l’occasione di perdere la testa. Finché a un certo punto si sentì scoppiare la patta dei pantaloni – erano due anni che non percepiva un palpito di vita, là dentro. Per evitare la vergogna si sfilò lesto la giacca e se l’appoggiò sulle ginocchia. Lei intanto si era alzata e si era messa ad armeggiare con la radio. A un certo punto si udì uno zeibekiko travolgente interpretato da Marika Ninu:[1] Zingaro folle… La coincidenza lo fece trasalire: quel brano un tempo l’adorava. Fece per dirglielo ma non ci riuscì. La mano di lei, serpe dell’Eden, gli si era posata sul collo e aveva preso ad accarezzarglielo con la punta delle dita. Lo colse un fremito, rimase di sasso. La mano cominciò a scendere. Valicò lo sterno e scivolava sempre più in basso. Si impigliò nella canottiera, volteggiò intorno all’ombelico, si mise a giocherellare con i peli, per fermarsi poco prima della cintura. “Meglio che ti sbottoni o finisce che ti viene una congestione”, disse ridendo. Lui cercò di aprire la bocca. Riuscì soltanto ad abbozzare un sorriso ebete. Fatto quello che dovevano fare, disse che sarebbe venuto a trovare il figlio il più spesso possibile. Così avrebbe potuto versarle la pigione “direttamente”. A questo punto però si mostrò inflessibile: “Il ragazzo però lascialo in pace. Intesi?”. In quell’istante si udì il citofono. Era il “ragazzo”. A un passo dalla porta le diede un bacio profondo e appassionato. Lei ricambiò con una nuova palpata.
“Cosa vuoi che m’importi di tuo figlio! Era tanto tempo che non mi sentivo così… Come con gli uomini di una volta. Tua moglie buonanima era una donna fortunata”. Le mise una mano sulla bocca, bruscamente, con violenza. Lei si lasciò fare. Poi infilò una gamba in mezzo a quelle di lui. Si carezzarono ancora con furia animale. Si staccarono a fatica. I sei anni successivi il primo di ogni mese prendeva la corriera, percorreva duecento e rotti chilometri e giungeva a destinazione: era vedovo e aveva trovato un modo per sfogarsi. E quando a volte gli capitava di sentirsi in colpa, di essere assalito dai rimorsi, pensava che così va il mondo: quando il tuo compagno di vita finisce sottoterra, che altro resta da fare? Il primo giorno di ogni mese il “ragazzo” rincasava sempre tardi, trattenuto da provvidenziali laboratori, lezioni di anatomia, esami. Andava a coricarsi senza accendere la luce. Le ore passavano. Finché a un certo punto dal letto accanto si udiva una specie di tosse soffocata. “Sei qui…”. “Sono qui…”, rispondeva in un sussurro. Era notte fonda. Le tenebre squarciate dalla brace delle sigarette.
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[1] Celebre interprete del rebetiko, nata a Istanbul nel 1918 [N.d.T.]
Kostas Akrivos è nato a Volos nel 1958. È autore di romanzi e racconti. In Italia Crocetti ha pubblicato il romanzo Pandemonio. Il racconto qui presentato (titolo originale “Το πράµα το παλιακό”) è compreso in Τελετές ενηλικίωσης (“Riti di passaggio”), Atene, Edizioni Metèchmio 2009.
Maurizio De Rosa è nato a Milano nel 1971, ma vive ad Atene da molti anni. Studioso di letteratura neoellenica, è il traduttore italiano di alcuni dei principali autori greci contemporanei.
Nel 2011,insieme alla sua collaboratrice Tatiana Bertolini, fonda la EmmeTi,una casa editrice che si propone di far conoscere al pubblico italiano la storia e la cultura dei Paesi dell'Europa orientale e della Grecia
La ricca antologia Il vicino di casa (EmmeTi, Milano 2011) a cura di Maurizio De Rosa, raccoglie ventotto bei racconti che rappresentano ventotto versioni della letteratura greca e cipriota contemporanea.
Trovarla a Roma e a Milano non è difficile, vi elenco qui di seguito i punti vendita.
Roma:
Libreria Odradek Via dei Banchi Vecchi 57;
Libreria Alegre Interno4, Circonvallazione Casilina 72/74;
Libreria Antigone, Via degli Ausoni, 48.
Milano:
Libreria Utopia via Moscova 52 Milano
Libreria Popolare via Tadino 27 Milano
Libreria Linea d'ombra via San Calocero Milano
Libreria Largo Mahler via Conchetta 2 Milano
Libreria L'incontro Via Plana Milano
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